Combinare metodi di intelligenza artificiale e un rivoluzionario dispositivo di imaging ottico in vivo per fare progredire la ricerca sui biomateriali rendendola economicamente ed eticamente sostenibile.
Gli articoli scientifici presentati da ricercatrici sono ancora troppo pochi. Lo rivela la rivista Nature in base ai dati raccolti da un’indagine interna, ancora preliminari, ma che danno un’idea del fenomeno.
L’infertilità è uno dei maggiori problemi del secolo.
Neanche un anno fa l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva stilato un report sul tema, il primo in oltre un decennio, concludendo che circa una persona su sei al mondo doveva fare i conti con questa condizione e stimolando gli Stati ad agire per contrastare la denatalità.
Quale miglior modello per studiare una malattia – specie se rara – se non l’organismo stesso della persona che ne è affetta? E se ovviamente questo non è eticamente possibile, la scienza aiuta con la messa a punto di organoidi prodotti a partire dalle cellule del paziente.